1 I Souvan e il loro parco a Volčji Potok
La storia dei Souvan è la storia dell’emancipazione economica e culturale della borghesia slovena dell’allora prevalentemente tedesca Lubiana. Con la loro laboriosità, abilità, destrezza imprenditoriale e responsabilità sociale esemplare, erano diventati in cento anni di commercio una delle famiglie più ricche di Lubiana. Gli uomini di questa famiglia erano funzionari economici e politici nazionali e, allo stesso tempo, di generazione in generazione sempre più impegnati nella vita culturale di Lubiana. Leon Souvan è entrato nella storia della cultura slovena come mecenate di pittori e, grazie alla sua creatività, come ideatore del parco intorno alla villa di Volčji Potok la quale era stata acquistata e modificata per la prima volta da suo padre. Oggi il Parco Souvan è il centro storico dell’Arboreto di Volčji Potok, uno dei monumenti culturali più importanti dell’architettura dei giardini in Slovenia.
Autore della mostra Matjaž Mastnak; design Mateja Račevski; Arboretum Volčji Potok, dicembre 2017, novembre 2019
Fonti fotografiche e informative:
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Fotoarhiv družine Souvan
Fotoarhiv in arhiv Arboretuma Volčji Potok
Fotografije iz digitalno restavrirane različice filma Dolina miru. Postopek digitalne restavracije je leta 2016 izvedlo podjetje Iridium Film v Ljubljani (Bojan Mastilović , Janez Ferlan). Projekt je finančno podprl Slovenski filmski center.
2 I Souvan a Ljubljana
La famiglia Souvan è stata una delle famiglie slovene più importanti della Lubiana del XIX secolo. Per il loro sentimento nazionale, i membri di questa famiglia sono stati personaggi rilevanti sia nella vita economica che culturale della città e del Paese.
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Il capostipite della famiglia Souvan di Lubiana fu Franc Ksaver Souvan (1799-1885). Nacque a Prečna, concluse il liceo a Novo Mesto e venne assunto come commesso di negozio a Lubiana. Fece carriera molto in fretta e alla morte del proprietario rilevò l’azienda. In seguito aprì un suo negozio nella piazza centrale della città “Mestni trg” al numero civico 22 (contrassegnato da una freccia nella fotografia del 1916).
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Strinse amicizia con Janez Bleiweis (1808-1881) (nella foto), politico nazionale e giornalista, e sposò la sorella del suo amico Janez.
Sotto l’influenza del “padre della nazione”, divenne, tra le altre cose, consigliere della Società agricola di Carniola, curatore della Cassa di risparmio di Carniola nonché consigliere comunale e provinciale.
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I suoi figli erano Franc Ksaver Jr. (a sinistra) e Ferdinand Souvan (a destra). Insieme assunsero la gestione degli affari dell’azienda paterna.
Anche Franc Ksaver Jr. (1826-1903) fu un politico nazionale della dieta regionale, co-fondatore e presidente della Cassa di risparmio della città di Lubiana, oltre che consigliere della Camera di commercio e dell’industria della Carniola.
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Ferdinand Souvan (1840-1915) fu co-fondatore della Sala di lettura nazionale di Lubiana; sistemò gli spazi di questa sala di lettura proprio nella sua casa che si trovava dove oggi è ubicato il “Konzorcij” (nella foto a sinistra). Comprendeva anche una pista da birilli, una sala caffè e una sala da ballo.
Sostenne le associazioni nazionali e commerciali ma non fu un politico. Sposò l’attrice e cantante Rozalija Frölich (1848-1919) la quale dopo il matrimonio si ritirò dalle scene.
3 Acquisto del podere a Volčji Potok
Ferdinand Souvan era un commerciante all’ingrosso di grande successo che aprì nuove filiali in tutta la monarchia, dalla Dalmazia a Vienna. Parte degli profitti li investì in beni immobiliari.
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Lui e sua moglie ebbero diversi figli. Franc Ferdinand (1870-1932) divenne avvocato, diplomatico e banchiere. Leon Souvan (1877-1949) rilevò la direzione dell’azienda. Tra le figlie era nota Alma Souvan (1880-1964), della quale fu innamorato Josip Murn Alexandrov. Sposò Franc Urbanc, un noto commerciante di abbigliamento di Lubiana. Il ritaglio proviene da un ritratto dipinto da Ivan Vavpotič.
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Nel 1881 la coppia divorziò e Roza Souvan si trasferì poi a Vienna dove vi rimase fino alla sua morte. L’anno seguente Ferdinand Souvan acquistò il podere di circa cento ettari con la villa a Volčji Potok dove trascorse gli ultimi anni. Morì a Volčji Potok e venne sepolto nella tomba di famiglia a Homec.
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Nella cartolina del 1899 la villa era già stata completamente rinnovata: l’esterno del vecchio edificio rinascimentale aveva assunto il nuovo aspetto barocco. Nella fotografia si vede il giardino di fronte alla villa già cinto da un muro. L’edificio basso in primo piano è una stalla e al suo posto oggi si trova una fontana restaurata.
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Ferdinand Souvan risistemò il giardino. Nella fotografia del 1911, nella parte del giardino di fronte all’edificio vi erano piante ornamentali sistemate secondo lo stile del giardino formale. Nel giardino recintato c’era un orto e un frutteto con specie di frutti rari. Secondo la tradizione, il giardino ospitava anche una serra.
4 Uomo d’affari e anima artistica
Leon Souvan (1877-1949) rappresentava la terza generazione di uomini d’affari. Proseguì la tradizione imprenditoriale di famiglia e inoltre, in quanto uomo sensibile, si occupò anche di arte. Come mecenate non solo supportò diversi artisti (in particolare i pittori impressionisti), ma lui stesso si dedicò a opere di progettazione e a creazioni, infatti, il Parco Souvan a Volčji Potok è una sua opera di grande importanza.
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Leon Souvan si diplomò con lode nel 1894 presso il liceo scientifico di Lubiana e poi studiò a Vienna. Nel 1902 divenne socio dell’azienda di suo padre. A differenza dei suoi predecessori, non si espose pubblicamente. Era un pianista di talento che si perfezionò con Anton Foerster. Sono state conservate molte delle sue composizioni per pianoforte e una per pianoforte e orchestra.
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Nel 1903 sposò Helena Sponer (1885-1936). Dal matrimonio nacquero tre figli. La primogenita fu Elza (1905-1999) che si sposò nel 1933 con Anton Rudež di Ribnica e, dopo la morte del marito, con il dott. Ferdinand Majaron. Il secondogenito fu Leo junior (1910-2001) che divenne dal 1932 socio dell’azienda del padre. Il più giovane, Ferdinand (Ferry) Souvan (1919-1974) si affermò come musicista.
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Helena Sponer era una tedesca della Moravia. Era istruita e parlava diverse lingue. Imparò lo sloveno grazie alle lezioni di Oton Župančič che all’epoca era uno studente. Era figlia di un industriale. A Volčji Potok aveva amministrato autonomamente e con successo la tenuta agricola. Amava i cavalli e i cani di cui si prendeva cura e aveva la passione della caccia.
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Nel 1914, Leon Souvan venne arruolato nell’esercito austro-ungarico e fino al 1918 sua moglie amministrò autonomamente sia l’azienda commerciale che la tenuta agricola. Tra le altre cose, la moglie rimodernò la villa facendo installare un impianto idraulico ed elettrico e rinnovò il bagno e la cucina.
Durante l’assenza del marito venne realizzata la fusione dei diversi negozi di famiglia nell’Istituto commerciale Souvan con ubicazione in piazza Mestni trg 24 a Lubiana che rimase attivo fino al mese di luglio del 1945.
5 Grandi cambiamenti nel parco
Ancor prima della morte di suo padre, Leon Souvan aveva pensato di ristrutturare la villa e il parco, così presentò il suo progetto in un plastico in cui mostrava un nuovo sistema di vialetti e di disposizioni di edifici, stagni e vegetazione. Al ritorno dalla guerra, nel 1919, iniziò a occuparsi del suo progetto.
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Leon Souvan intervenne in modo evidente nell’organizzazione della tenuta. Demolì la vecchia stalla e nel 1923 fece erigere un nuovo fabbricato rurale (nella foto) in un punto lontano dal campo visivo della villa. Fece demolire il muro attorno al giardino, fece spostare il giardino accanto al fabbricato rurale e ridisegnò in grande stile le aree decorative.
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Per completare l’opera, fece aggiungere all’aspetto barocco della villa un cornicione nel tetto con una finestra ovale verticale, una finestra rotonda e un bordo ondulato. La villa restaurata contava sedici stanze. Nella posizione centrale c’era un salotto con vista sul parco, accanto vi erano una biblioteca e una sala da pranzo. Al secondo piano c’erano le camere da letto per la famiglia, gli ospiti e il personale femminile. Al piano terra si trovavano la cucina, la lavanderia, una stanza per stirare e altri spazi di servizio.
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Leon Souvan realizzò importanti lavori nel terreno del parco, tra cui lo scavo di nuovi laghetti e l’ampliamento di quelli esistenti. Modificò il concetto di decorazione delle piantagioni di suo padre, dando vita a delle realizzazioni completamente nuove. Diede rilievo al parco con costruzioni in muratura e pietra, anche con sculture di ananas in pietra.
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Venne creato un nuovo sistema di vialetti, compreso quello per accedere alla villa. Leon Souvan fece anche realizzare un vialetto che circondava il monte e giungeva fino alle rovine situate in cima al Volčji hrib.
La gente del posto poteva raggiungere Lubiana in treno; per raggiungere la stazione ferroviaria si servivano del calesse o della carrozza chiusa.
6 La vita nella tenuta
Leon Souvan non abitava a Volčji Potok durante la settimana perché lavorava a Lubiana. Tornava in famiglia per il fine settimana. L’attività della tenuta era nelle mani e sulle spalle di sua moglie. Molti abitanti dei dintorni lavoravano stagionalmente o in modo stabile dai Souvan, i quali come datori di lavoro godevano di grande stima.
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Helena Souvan era una donna laboriosa dotata di un forte senso del dovere che amministrava con successo l’economia e la casa. Tra la gente del posto si racconta che si alzasse alle quattro del mattino, che da sola andasse a mungere le mucche nella stalla e che, a lavoro svolto, si sedesse su un cavallo per fare un giro intorno alla tenuta. Come aristocratica, poteva permettersi una piccola stravaganza: una stanza con uccelli canterini al secondo piano della masseria. Nella foto è con suo figlio più piccolo, Ferry.
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Aveva completamente rinnovato l’allevamento nella tenuta: aveva introdotto bovini di razza marrone, denominati all’epoca “bovini di Montafon” (sulla vecchia litografia austriaca), adatti sia per la produzione di latte che per la carne. Gli animali di questa moderna stalla avevano i propri nomi. Possedevano anche la propria latteria. Oltre a cavalli da sella e da traino, venivano allevati anche cavalli per i lavori pesanti.
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Nella villa erano impiegati stabilmente una o due cuoche, alcune cameriere (nella foto), una lavandaia, un cocchiere, un giardiniere, operai per i lavori nei campi e taglialegna. Un lavoro invernale era quello di rompere il ghiaccio nella ghiacciaia. Per le feste, tutti i lavoratori ricevevano regali.
Helena Souvan era una donna di buon cuore e madrina di centinaia di bambini dei dintorni.
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I Souvan avevano una vita sociale attiva nella villa in cui ospitavano parenti e amici, tra cui il pittore Matija Jama che era sempre benvenuto.
Verso la fine di ogni anno organizzavano una grande battuta di caccia in cui erano invitati i grandi proprietari terrieri vicini. La battuta terminava con un banchetto nel bosco.
7 L’interno della villa
L’interno della villa venne risistemato per la prima volta da Ferdinand Souvan. In seguito alla sua morte, durante gli anni della guerra venne fornita di moderne tecnologie. Dopo il 1918, venne cambiato completamente l’arredamento da parte di Leon Souvan senior il quale, per restare in armonia con l’esterno modificato, scelse mobili barocchi del XVII e XVIII secolo.
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Leon Souvan sistemò nella villa di Volčji Potok degli antichi camini, ognuno dei quali era un eccellente manufatto artigianale. Ne acquistò uno alla villa Zalog a Moravče, uno a Kropa, e un altro ancora lo prese dalla casa di Mestni trg 24, dove venne aperto un nuovo negozio nato dalla fusione delle loro altre attività commerciali.
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Nella villa era esposta una preziosa collezione di dipinti d’arte di artisti antichi e di impressionisti sloveni contemporanei quali Matija Jama, Matej Sternen e Rihard Jakopič. I visitatori restavano colpiti dai preziosi oggetti in vetro e porcellana, nonché dai lampadari, dalle tende e dai tappeti.
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Prima dell’incendio annunciato della villa nel 1944, i proprietari riuscirono a salvare solo una parte del prezioso mobilio e di altri pezzi di arredamento d’interni.
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Ambiente arredato con turcherie.
8 Parterre davanti alla villa
Leon Souvan rifletteva a lungo prima di realizzare ogni intervento nel parco. Si immergeva nello spazio mentre suonava il piano disegnando molte soluzioni proprio tra le note del pentagramma.
Il suo concetto di sistemazione del parco poneva la villa al centro, a cui tutto doveva essere subordinato, enfatizzandola. Lo spazio antistante l’edificio era quindi predestinato al parterre del giardino formale.
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Nel trovare soluzioni non si limitava allo stato esistente delle cose. Per poter sistemare il parterre del parco secondo i suoi gusti, abbatté il muro di fronte alla villa, spostò il fienile e i vialetti di accesso. Eliminò completamente le vecchie strutture del giardino. Sul progetto si vede la situazione nel piano catastale in seguito all’aggiornamento del catasto franceschino, il reambulančni kataster del 1868, che introdusse l’uso del sistema metrico.
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L’asse di simmetria del parterre è perpendicolare alla villa e centrato sull’ingresso principale. Souvan progettò le siepi di bosso, mentre enfatizzò i risalti verticali coi cipressi della California. Le piantagioni accanto alla scalinata enfatizzano il passaggio tra i due livelli di terra che sono, allo stesso tempo, due mondi in armonia con l’architettura della costruzione e l’architettura del giardino.
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La ripresa dal salotto dei Souvan verso la chiesa di Homec rivela motivi di parterre originali. Egli si era ispirato ai giardini barocchi francesi, sviluppando però una soluzione personale per il suo parco. Il suo principio guida era che la natura non ha linee disegnate con il righello, quindi tutte le linee e i sentieri del parterre erano realizzati seguendo dei delicati archi.
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Oltre le siepi di bosso c’erano delle piccole aiuole di canne e altri fiori annuali che coi loro colori e la libera crescita rallegravano il rigore della cornice di bosso. Una ragazza che aveva visitato il parco Souvan, da grande ricordava il proprietario della villa con queste parole: “Ricordo ancora oggi con quale amore curava il giardino, portando da ogni angolo del mondo talee esotiche di fiori, arbusti e alberelli”.
9 Il parco all’inglese
Accanto al parterre, Leon Souvan aveva creato una porzione di parco che si sviluppava ai piedi del Volčji hrib, sul versante sud e ovest, che ancora oggi viene chiamata Parco all’inglese Superiore e Inferiore. Lì, su quegli immensi prati, piantò gruppi di alberi che rappresentano ancora oggi la cornice di entrambi i parchi creati in stile paesaggistico. Poiché nel Regno di Jugoslavia non c’erano vivai ornamentali, fece arrivare la maggior parte delle talee di alberelli dalla Germania.
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Un gruppo di cinque carpini bianchi ancora oggi costituisce il motivo centrale nel Parco all’inglese. La foto è stata scattata da sotto i noci del Caucaso che fiancheggiano il parco sul lato ovest.
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Vista dalla villa verso il Parco all’inglese inferiore, a cui ancora oggi si accede attraverso una rotonda di carpini. Alla sua destra ci sono due gruppi di abeti piantati accanto al vialetto principale di accesso alla villa. Quando il visitatore arriva dal lato di Radomlje, attraversando il boschetto oscuro di abeti, si apre la vista luminosa verso la villa.
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Leon Souvan sosteneva che l’acqua raddoppia tutta la bellezza nel parco e agì di conseguenza. Aveva fatto scavare un nuovo laghetto, oggi chiamato “Lago dell’acero rosso” per via dell’acero palmato rosso, il primo esemplare in quest’angolo di mondo. Inoltre, aveva ampliato il laghetto con l’attuale nome di Otočec sul quale già a quel tempo si rifletteva l’immagine della villa (nella foto).
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Un’altra testimonianza della mano di Souvan nel parco è rappresentata da gruppi di betulle bianche. Li aveva fatti piantare su entrambi i parchi all’inglese e anche altrove. Poiché hanno una vita breve, pian piano le sue betulle ora stanno morendo.
10 Identità regionale
È possibile tracciare un parallelo tra la creazione musicale e quella del giardino di Leon Souvan. Era cosmopolita, ma al contempo profondamente radicato nella cultura slovena. Questa sua caratteristica si riflette nelle sue composizioni sotto forma di melos nazionali, mentre nel parco viene testimoniata dai panorami sul vasto paesaggio e dalle opere d’arte che aveva disposto lungo i vialetti.
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Leon Souvan acquistò la colonna in ricordo della peste, posta sotto i platani lungo il vialetto tra la villa e la masseria, da qualche parte nei dintorni della campagna di Kamnik. Secondo il parere di una storica dell’arte, la colonna sarebbe stata scolpita nel XVIII secolo. Le colonne o i pilastri eretti a ricordo della peste sono un elemento paesaggistico tipico della Slovenia e di altri Paesi alpini. Souvan aveva introdotto contenuti spirituali nel parco grazie alle colonne, evidenziando al contempo il genius loci alpino (lo spirito del luogo).
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Leon Souvan rifece quattro colonne. Due le costruì e altre due le fece realizzare in calcestruzzo. La colonna più bella si trova al bivio lungo il vialetto principale che conduceva alla villa dell’epoca. Il calcestruzzo era, in questa area geografica, materiale di moda all’inizio del XX secolo e il proprietario fece costruire con lo stesso materiale le panchine che si trovano nel parco.
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L’edificio che oggi ospita la galleria è sopravvissuto all’incendio della villa del 1944. Per via della perfetta pianta ottagonale, i visitatori pensano si tratti di una cappella, ma non lo è mai stata. Nel 1938, Leon Souvan aveva fatto ricostruire allo stesso modo quella che una volta era una scuderia. L’edificio fungeva da garage e, tra le altre cose, ospitava un gufo reale addomesticato.
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Già nella prima foto della villa di Volčji Potok si intravedono sullo sfondo le alpi di Kamnik. Leon Souvan, infatti, aveva fatto in modo che la vista si aprisse verso le montagne, diffondendo così il piacere estetico che il parco offre al visitatore. Nel contesto dell’enfasi sull’identità regionale, possiamo anche inserire lo stile alpino con cui fece costruire la masseria.
11 Sistemazione delle rovine
Nell’ambito del design di un parco, lo stile paesaggistico inglese comprende: grandi superfici erbose aperte, una disposizione ponderata degli alberi singoli e in gruppi, percorsi dei vialetti che creano uno scenario sentimentale del parco, le acque ferme nei laghi e gli elementi costruiti. Leon Souvan tenne conto di tutto ciò ma personalizzando i pezzi costruiti. Invece di collocare antichi templi, fece erigere colonne; al posto di false rovine gotiche vi collocò le rovine originali del vecchio castello in cima al Volčji hrib.
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Il primo passo compiuto da Leon Souvan per la sistemazione delle rovine venne realizzato facendo snodare un sentiero ampio e agevole che conduceva fino alla cima del monte e che partiva da una piccola valle con una sorgente ai margini del Parco all’inglese inferiore. In questo modo, i visitatori potevano facilmente raggiungere le rovine passeggiando. Agli ospiti veniva spesso offerto di fare anche un giro a cavallo.
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Souvan fece prima ripulire le rovine dalla vegetazione che le ricopriva, eliminando cespugli a alberi e poi fece parzialmente dissotterrare i resti delle mura laterali. Fece rinforzare le mura dall’alto con una calotta di cemento. Intervenne sulle rovine costruendo un nuovo portale d’ingresso (nella foto accanto a lui). In origine, l’ingresso al castello era in un punto diverso. Il disboscamento consentì di aprire un panorama verso l’agro di Kamnik e Domžale oltre che sulle Alpi di Kamnik.
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Il risanamento realizzato a suo tempo da Leon Souvan durò fino al 2007. Nel mese di luglio di quell’anno un uragano abbatté alcuni faggi che distrussero le calotte di cemento sulle mura. La parte rimasta ancora in piedi, venne poi distrutta dalla caduta degli alberi per il peso del ghiaccio accumulatosi nel 2014. Nel 2015 e nel 2016 grazie a una ricerca archeologica parziale, fu possibile realizzare una moderna bonifica tecnica delle rovine.
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L’immagine rappresentata da Valvasor non corrisponde in alcun modo al prospetto delle rovine. Ciò significa che l’incisore di rame lavorava basandosi su ricordi o su uno schizzo approssimativo. È possibile anche che volesse appositamente drammatizzare l’immagine aggiungendo quattro torri quadrate di difesa al castello. Il castello era di sicuro abbandonato nel XVII secolo quando venne costruita la villa rinascimentale sotto il monte.
12 La guerra
Con l’inizio della seconda guerra mondiale, i tedeschi occuparono la regione dell’Alta Carniola (Gorenjska), annettendola alla Carinzia e quindi al Terzo Reich. Gli italiani s’impadronirono della provincia di Lubiana. Tra Volčji Potok e Lubiana passava un confine di Stato e i Souvan si trovarono a vivere e a lavorare in due Paesi diversi. Alla guerra seguì la rivoluzione che fisicamente e simbolicamente mise fine al vecchio ordine.
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Leon Souvan si venne a trovare sotto la pressione delle autorità tedesche che lo costringevano a dichiararsi tedesco. La pressione era ancora maggiore poiché la defunta moglie era tedesca di nascita. Ma Leon era uno sloveno convinto e non voleva nascondere il suo orgoglio nazionale, allo stesso tempo, però, era consapevole delle possibili sanzioni che avrebbe subito, per cui decise di ritirarsi in Italia: a Lubiana. Non tornò più al parco fino alla fine della guerra, mentre la villa non la rivide mai più.
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Dopo che Souvan lasciò Volčji Potok, le autorità tedesche nazionalizzarono la proprietà e la consegnarono in gestione al commissario statale autorizzato delle SS di consolidamento della germanità. Il compito del commissario era di “escludere gli effetti dannosi” … “della popolazione straniera sullo Stato e sulla comunità nazionale tedesca”. Nella villa decisero di fondare una scuola di economia domestica in lingua tedesca per le ragazze contadine.
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Al veterinario Anton Lampret, che durante l’assenza di Leon Souvan aveva il compito di gestore della tenuta, giunse all’orecchio che i partigiani locali stavano preparando l’incendio della villa di Volčji Potok. In precedenza avevano già dato alle fiamme i castelli di Brdo pri Lukovici, Križ, Črnelo e Čemšenik. Pertanto organizzò il ritiro di preziosi mobili ma la maggior parte dei pezzi di arredamento finirono in fiamme il 14 aprile 1944. L’incendio aveva senza dubbio una radice ideologica.
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La proprietà venne restituita a Leon Souvan nel settembre del 1945, ma i terreni vennero presi in gestione dal Ministero dell’Agricoltura nel novembre di quello stesso anno. L’anno seguente venne dichiarata patrimonio popolare generale; era la seconda nazionalizzazione in cinque anni.
13 La lotta per preservare il parco
Alla fine della guerra, Leon Souvan tornò a Volčji Potok, dove sistemò la sua dimora in due stanze situate sotto il tetto della masseria. Si prese cura del parco e fece di tutto per preservarlo, poiché le autorità rivoluzionarie intendevano trasformarlo in terreno agricolo. Riuscì a vincere la sua lotta. Nel febbraio del 1946 il direttore dell’Istituto per la protezione dei monumenti visitò Volčji Potok, accompagnato da un collaboratore e da un responsabile del giardinaggio del Ministero dell’Agricoltura; riconobbero il parco e il bosco annesso come un “importante monumento naturale” e proposero la sua esclusione dal Fondo per la riforma agraria.
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Nella ripresa aerea del dopoguerra la posizione della villa è cancellata, ritoccata. La nuova autorità dell’edificio non aveva intenzione di restaurarla, anzi, voleva nascondere le tracce delle inutili devastazioni subite dal patrimonio culturale. Aveva concesso che la gente dei dintorni abbattesse e utilizzasse i muri sopravvissuti all’incendio come materiali da costruzione per la ristrutturazione delle case.
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Leon Souvan visse fino al suo ultimo respiro per il suo parco di Volčji Potok. La vista fuori dalla finestra della stanza dove morì il 31 dicembre 1949 dà verso la chiesa di Homec dove venne sepolto.
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Dopo la morte di Souvan, fu l’azienda Gradis a rilevare la gestione della proprietà. Circolavano delle voci secondo le quali si sarebbe creato nel parco un allevamento di bestiame o addirittura lo avrebbero trasformato in località di villeggiatura sindacale con ristorazione e sport. La Gradis era strettamente connessa al Servizio di sicurezza nazionale. Sulla proprietà vennero costruite baracche (nella foto) dove venivano rinchiusi, per il periodo di accertamenti, gli esiliati e i prigionieri di guerra che tornavano in patria.
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Il 21 novembre 1950, venne pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Repubblica popolare di Slovenia la “Decisione sulla protezione del parco di alberi e fiori e del bosco di Volčji Potok presso Radomlje”. Solo la tutela del parco in quanto monumento naturale poteva garantire che avrebbe conservato la propria funzione di base.
14 L’eredità dei Souvan
Il 24 giugno 1952 venne presa la decisione di fondare l’Arboreto a Volčji Potok, la cui gestione venne affidata alla Facoltà di Agraria e scienze forestali, ovvero ai precursori dell’attuale Facoltà di Biotecnologia. Il nazionalizzato Parco Souvan passò quindi sotto la cura di esperti, mentre l’Arboreto venne aperto al pubblico come istituzione didattica e di ricerca.
14-1 Il Parco Souvan e l’Arboreto di Volčji Potok
Il parco di fiori e alberi Souvan, tutelato come monumento naturale, copriva 12 ettari di superficie. Allo stesso tempo vennero protetti i 21 ettari di superficie forestale del monte come entroterra del parco di fiori e alberi. Alla fondazione dell’Arboreto nel 1952, questo copriva 79 ettari di superficie che, in seguito a degli acquisti, diventarono 85. Il Parco Souvan rimane una parte centrale e una grande attrazione dell’Arboreto.
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Negli anni ’50, l’Arboreto commissionò un progetto per costruire un edificio destinato all’istituto al posto delle villa distrutta, ma l’Ufficio per la conservazione dei Monumenti non diede il proprio consenso per la costruzione di un edificio moderno; così nel 1961 i politici di Lubiana, con una promessa in malafede, avviarono un’iniziativa per ricostruire a Volčji Potok il palazzo barocco Kosler che avevano demolito di recente lungo l’attuale via “Slovenska cesta” a Lubiana. Lo storico Parco Souvan è ancora in attesa del suo progetto architettonico.
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Miha Ogorevc, direttore di vecchia data dell’Arboreto Volčji Potok, in memoria del lavoro di Leon Souvan per il parco gli ha intitolato il prato Souvan ovvero la parte dell’Arboreto situata sotto il Grande Lago, tra la masseria e il giardino alla francese. Lo spettacolo del parco viene enfatizzato dal ruscello, le cui acque affluiscono dal Grande Lago, e dall’edera sempreverde che ricopre i vecchi alberi di ontano.
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Nell’Arboreto Volčji Potok, Leon Souvan è stato onorato con un monumento a lui dedicato nel 1998. Il busto è stato realizzato dallo scultore Boštjan Putrih. Gli eredi dei Souvan hanno dovuto attendere quindici anni per il risarcimento della proprietà confiscata. Il processo di denazionalizzazione, guidato dal Ministero della Cultura, si è protratto oltre ogni ragionevole limite. Finalmente i conti col passato ora sono saldati.
Poesie per Alma Souvan
Alma Souvan (1880-1964) era la figlia più giovane di Ferdinand Souvan, ovvero di colui che acquistò la villa con la tenuta a Volčji Potok.
Le figlie dei ricchi commercianti erano spose molto desiderate. Alma aveva due sorelle: Rozina Souvan, che si era sposata con Demeter Bleiweis, un cugino di secondo grado, e Leonie, che era la gemella di Leon Souvan, l’ideatore del parco di Volčji Potok, la quale si era sposata con Hubert Souvan, suo cugino di primo grado. Non avevano avuto figli.
Alma Souvan divenne una figura di rilievo nella storia della letteratura slovena, come l’amore non corrisposto del poeta Josip Murn. Il giovane poeta venne introdotto nella società di Lubiana dalla signora Franja Tavčar, nota a livello nazionale. In quanto giovanotto tranquillo e loquace, intratteneva con successo le signore e, probabilmente, aveva anche pensato che grazie a un matrimonio ricco, si sarebbe finalmente sbarazzato della miseria in cui era cresciuto.
La giovane Souvan non faceva parte del salotto frequentato da Murn; infatti, non si conoscevano personalmente. Il giovane si innamorò di lei a teatro, ammirandola da lontano e scrivendo poesie a lei dedicate. Tramite un suo amico, spedì alla sua amata una raccolta dei suoi versi con dedica; per questo, ricevette un ringraziamento cortese per il suo “omaggio cavalleresco”, che tale rimase, poiché l’amore e l’interesse erano esclusivamente unilaterali. Così, i sogni del poeta sull’amore romantico che vince su tutto si scontrarono presto con la realtà.
Potete ascoltare in cuffia il ciclo delle poesie “Le notti”, che Josip Murn aveva dedicato ad Alma Souvan.
Nel 1903, Alma, che era la più bella tra le sorelle, sposò Franz Urbanc, l’erede del secondo più grande negozio di prodotti tessili di Lubiana. Nel 1912 suo marito chiamò Ivan Vavpotič per farle un ritratto. All’epoca del dipinto, Alma Urbanc era già madre di tre figli. Il dipinto è esposto alla Galleria nazionale.